Volere la pace, al punto da volerle fare la guerra

di FRANCESCO MAGGIURANA

Non si può parlare di sanità pubblica e universale quando si sono avallati, o comunque non ci si è opposti con fermezza quando era il momento, i tagli criminali sulla sanità ed i servizi pubblici essenziali; non si può, specie dopo aver sposato l’idea che i cittadini fossero equiparati ai peggior delinquenti, solo per aver scelto con le orribili ripercussioni che conosciamo e che hanno subìto di non ottemperare a quel liberticida obbligo di legge sulle inoculazioni. Quello stesso provvedimento, poi, che ha dato il là a ciò che considero come uno tra i più grandi esodi lavorativi italiani, che hanno visto sospendere/radiare dalla propria mansione lavorativa un esercito di cittadini per non aver seguito l’infondata ed irrazionale campagna martellante di allora. Lo dico anche per Elly Schlein, neo-segretaria di quel partito che si è reso tra i maggiori responsabili dei disastri italiani in questi ultimi 30 anni.

Succede la stessa cosa con il conflitto in corso. Si parla di pace, di stop al conflitto, dopo aver votato e avallato più e più volte l’invio di armi al regime di Kiev e le sanzioni alla Federazione Russa. Mi riferisco soprattutto al leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, capo di quel partito che sta perdendo il primato temporale in termini di tradimenti elettorali, rispetto alla forza maggioritaria che compone il governo attuale. A me del giudizio sul capo del Cremlino interessa fino ad un certo punto, come per quello che concerne i capi di governo di tutta la restante parte terrestre non allineata ai diktat di Washington; qua è importante capire qual è il mostro bellico, mi verrebbe da dire, qual è la sfida da affrontare e per la quale è fondamentale battersi, capire il perché di questo astio politico occidentale rispetto alle potenze al di fuori dell’emisfero atlantico. Il contrasto alla guerra non può essere portato avanti se non si chiede, a gran voce e tutti insieme, come primo punto l’uscita dell’Italia dalla NATO con annessi i dovuti espropri di tutte le basi militari USA/NATO dal suolo italiano, ovvero dei nostri padroni di casa dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi. Dirsi contrari alla guerra, ma al tempo stesso mantenere stretti legami con l’asse atlantico, è come dirsi contrari all’inquinamento e girarsi dall’altra parte, considerando che il maggior inquinamento prodotto proviene dalle prime 100 multinazionali a livello mondiale, a cominciare dall’industria bellica di cui l’esercito USA è alfiere.

Tante persone, comprensibilmente, si sentono lontane dalla politica, probabilmente perché da quest’ultima allontanate, anche perché depredata e privata di ogni leva e caratura positiva. Infatti si stanno registrando, da anni oramai, tassi percentuali di astensione notevoli, e a grandi linee su tutte le regioni d’Italia, che hanno coinvolto pure il Lazio e la Lombardia come ordine temporale. Una piaga che coinvolge tutti. Si, tutti. Nessuno deve sentirsi esente da responsabilità, perché piaga, per me, è anche la mentalità che spinge i più disaffezionati alla politica a giustificarsi dal non muoversi, in virtù del fatto che il panorama politico sta facendo il massimo sforzo per apparire e dimostrarsi disonorevole, per usare un eufemismo, arrivando a toccare i punti degli abissi più profondi. Oltre alla carta costituzionale, c’è la massima di Antonio Gramsci da prendere seriamente in considerazione e su cui è necessario soffermarsi: odio gli indifferenti.

Abbiamo Josep Borrell, dal primo dicembre del 2019 diventato alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che incita apertamente alla guerra, la stessa carica istituzionale che si comporta come neanche il peggior guerrafondaio appartenente al club della NATO.

Abbiamo Ursula von der Leyen, a capo della commissione europea, che incita alla maggior vendita di armamenti, così, tanto per rendere ancora più gioiosi i bilanci dei più grandi monopoli bellici a livello mondiale, i primi in classifica per fatturato: la Lockheed Martin, la Raytheon e la Boeing. Guarda caso tutte e tre di matrice USA.

Di fronte a tutto questo, secondo diversi sondaggi, c’è un dato contro-tendente e prevalente: quello relativo alla quantità di persone contrarie all’invio di armi a Kiev. E questo nonostante la gran parte dell’esercito mediatico imperialista NATO – ben camuffato da gran parte della rete televisiva/servizio radio televisivo pubblico italiano, e a tambur battente – cerchi di indirizzare l’opinione pubblica nel far digerire il prosieguo del conflitto; peraltro con annessa la palese violazione dell’articolo 11 della carta costituzionale – sacrificata sull’altare degli interessi dei falchi di Washington – che recita il ripudio dell’Italia alla guerra. Anche se è un principio, dai banchi che contano, interpretato più come un tripudio.

Un dato notevole, che va in controtendenza rispetto alla linea ufficiale e da cui occorrerebbe ripartire. Un dato che ci spinge, politicamente, a fare la guerra. A chi la vuole fare al resto del mondo.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *