di E. YASSICK
Alcune premesse
L’aumento dei prezzi delle materie prime in Europa, ossia gas naturale, petrolio e carbone è questione complessa, che riguarda allo stesso tempo fattori di mercato, fattori geopolitici e infine fattori collegati alla transizione energetica. Per ciascuno di questi aspetti, meritevoli di un’esposizione approfondita, rimando alle interviste sotto riportate, in particolare all’intervista di Franco Fracassi a Demostenes Floros. Vado ora però a mostrare alcuni punti cruciali del problema speculativo, che riguardano l’Europa e in ultima analisi l’Italia.
Una svolta contrattuale
Il fattore principale dell’incremento dei prezzi sarebbe da attribuire ai cambiamenti contrattuali avvenuti a marzo 2021 e richiesti dall’Unione Europea ai vari governi che la compongono. Risultato a cui si è giunti, con tutta probabilità, a seguito di pressioni interne da parte di lobby europee, ed esterne da parte statunitense.
Prima di marzo 2021, il fornitore russo Gazprom e gli acquirenti di gas dei paesi europei (come l’E.ni nel caso italiano), rispettavano contratti che consentivano di ancorare il prezzo del gas a quello del barile di petrolio, definiti contratti oil-link. In seguito, si è passati a contratti i cui prezzi alla vendita della materia prima vengono stabiliti sul mercato borsistico olandese, il cosiddetto TTF. Questi ultimi sono i contratti gas-to-gas, e consentono ai prezzi di essere in balia del costante gioco domanda-offerta del libero mercato, dei rialzi dovuti alle tensioni geopolitiche e delle possibili speculazioni che in un mercato di questo tipo sono facilmente attuabili.
Questo cambio di regime ha comportato l’innalzamento dei prezzi sul mercato olandese (per poter competere con quello asiatico, suo concorrente), rendendolo appetibile alle navi metanifere statunitensi, cariche di gas naturale liquefatto. Fatto curioso, anche una minima parte di gas russo continua ad essere acquistato dall’Italia in forma liquida via nave, tramite intermediari, ad un prezzo fino a dieci volte superiore quello acquistato via “tubo”. Senza contare che, tanto per fare un esempio, le stesse compagnie russe ora vendono in Italia un quantitativo di barili di greggio che è aumentato a dismisura rispetto a quello di inizio anno.
Risulta dunque piuttosto facile comprendere a chi possa aver fruttato un simile passaggio di consegne, chi tutto sommato non ha subito danni così ingenti dal punto di vista economico, e chi invece da questo passaggio contrattuale ne sia rimasto notevolmente indebolito.
Guerra o speculazione?
Si dirà che l’aumento dei prezzi sia stato causato dalle scelte “scellerate” di Putin, tuttavia questo è stato vero solo in minima parte. Tralasciando il fatto che, a suo tempo, i russi ci misero in guardia sulle conseguenze che avrebbe comportato cambiare il tipo di contratto e noi non li ascoltammo, l’aumento dei prezzi del gas al consumo che da metà 2021 si sono verificati in Italia c’entrano solo in parte con dei reali eventi perturbativi. Questi eventi sono sostanzialmente due e riguardano il taglio del 50% delle forniture di gas da parte della Russia verso Germania e Italia, il 10 Giugno 2022, e le esplosioni del 28 settembre che hanno sabotato le due condotte North Stream 1 e 2.
Attualmente, il mercato sembra aver riassorbito l’effetto di questi eventi concreti, in quanto i prezzi del gas sono scesi a quasi ai livelli pre-2022. E’ possibile ad oggi ipotizzare che tali prezzi possano e debbano rientrare a quote paragonabili a quelle precedenti il 2022, salvo ulteriori tagli delle forniture o eventi perturbativi reali. Ciò sarebbe possibile se non considerassimo le speculazioni che il nostro paese subisce costantemente, visto che, a differenza della Germania, non abbiamo 200 miliardi per coprirne le tragiche conseguenze.
E’ proprio per motivi speculativi, infatti,se le oscillazioni dei prezzi del gas si sono mantenute così importanti, a partire dall’inverno 2021-2022. Ricordate? E questo nulla ha a che vedere con le sanzioni imposte alla Russia o con i tagli delle forniture verso l’Europa.
Come funziona la speculazione in Italia?
Questione contrattuale a parte, l’Italia prevede norme che consentono in sé i movimenti speculativi interni. Gli importatori vendono il gas ai distributori al prezzo spot della borsa di Amsterdam, e gli svariati intermediari nel mercato interno del gas non fanno altro che comprare e vendere partite di gas a prezzi sempre più alti. Col risultato di farci arrivare bollette super salate.
Numericamente parlando, nel 2021 sono stati importati e consumati 76 miliardi di metri cubi, e tutto quel gas è “passato di mano” più e più volte fra gli intermediari, fino a un valore di ben 342 miliardi di metri cubi, ben 5 volte superiore il consumo effettivo italiano del 2021. Questo è, numeri alla mano, tutto il gas scambiato dagli intermediari a prezzi sempre maggiori a scopo di profitto.
Che cosa può fare il governo?
Il governo ha probabilmente gli elementi per poter intervenire sulla questione, per esempio emettendo un decreto che “costringa” l’importatore a vendere direttamente al distributore, bypassando tuta la trafila degli speculatori. Tuttavia, è noto che i vari governi che si susseguono in Italia, oltre al pressapochismo e all’incompetenza che li contraddistingue, spesso temono di metter mano alle questioni che riguardano le grandi imprese italiane.
E’ altresì vero che, sotto vincolo statunitense, tali scelte risulterebbero inattuabili. Se è vero che gli americani hanno avuto tutto l’interesse a far sì che ci svincolassimo dalla dipendenza col gas russo, è evidente che vorrebbero loro stessi fornirci il gas. Essendo il loro gas molto più costoso, oltre che qualitativamente inferiore, necessita di un mercato oligopolico dai prezzi più alti possibile, oltre che un adeguato sistema di rigassificatori (vedi Piombino e Livorno). E dopotutto, i nostri cugini tedeschi hanno visto che cosa si rischia in caso di disobbedienza: ogni riferimento a esplosioni sul baltico è del tutto casuale.
Fonti
https://sfero.me/article/narrative-by-franco-fracassi-demostenes-floros
- Chi specula sul gas? La7 intervista l’ex dirigente E.ni Salvatore Carollo
- Che cosa fare per superare la crisi energetica? Come Don Chisciotte intervista Ugo Spezia, Franco Battaglia e Giovanni Zibordi