L’impatto della sonda DART e lo scenario geopolitico

di RICCARDO KOBA

Nel Sistema Solare sono noti più di un milione di asteroidi, corpi rocciosi e privi di atmosfera residui dal disco solare di formazione dei pianeti all’incirca quattro miliardi e seicento milioni di anni fa.

Molti orbitano attorno al Sole nella fascia principale, tra i pianeti Marte e Giove, ma ve ne sono alcuni che transitano a meno di cinquanta milioni di chilometri dal nostro pianeta, i NEO (near-Earth objects, oggetti vicini alla Terra), i quali, a seconda delle dimensioni, costituiscono un pericolo per il pianeta e una minaccia all’esistenza dell’umanità in caso di impatto.

Numerosi meteoridi (frammenti di asteroidi o comete e altri relitti vaganti) cadono ogni giorno nell’atmosfera terrestre, bruciando e collassando prima di raggiungere il suolo (è il fenomeno delle stelle cadenti) perché sono di piccole dimensioni. Tuttavia, vi sono alcuni corpi che raggiungono grandezze dell’ordine dei chilometri e alle volte delle centinaia di chilometri. L’asteroide più grande, Cerere, ha un diametro medio di quasi mille chilometri (1).

Nel programma della NASA che ha visto il lancio della sonda DART (Double Asteroid Redirection Test, test di reindirizzamento dell’asteroide binario) il 24 novembre 2021, l’obiettivo era il piccolo asteroide Dimorphos, una roccia di 170 metri di diametro in orbita attorno al più grande Didymos (780 metri), con il quale forma un sistema binario, per deviarne la traiettoria.

L’impatto è avvenuto lo scorso 26 settembre e ha segnato il successo della prima missione di difesa planetaria, dando una notevole dimostrazione della potenzialità tecnologica della NASA.

Il team di investigazione ora osserverà Dimorphos con telescopi a terra per confermare che l’impatto di DART abbia effettivamente deformato l’orbita attorno a Didymos e ottenere misure precise di deflessione (i ricercatori si aspettano una riduzione dell’orbita dell’1%, corrispondente a 10 minuti in meno del tempo impiegato) (2).

Ultima immagine completa dell’asteroide Dimorphos, scattata dalla DART due secondi prima dell’impatto – Monika Luabeva
Image Credit: NASA/Johns Hopkins APL

Lo scenario geopolitico

Oltre gli aspetti scientifici di cui si è parlato, occorre prestare attenzione all’attuale situazione politica e militare qui sulla Terra.

L’intento primario della missione è molto nobile: sperimentare tecnologie per la salvaguardia del pianeta da futuri impatti con asteroidi che potrebbero essere disastrosi come quello di circa quattordici chilometri di diametro che più di 65 milioni di anni fa impattò vicino alle coste dello Yucatán e innescò l’estinzione di massa alla fine del Cretaceo, portando alla scomparsa dei dinosauri e di molte altre specie animali e vegetali (3).

Tuttavia, occorre ricordare che il pericolo di un impatto di tale portata è molto raro e si può immaginare che episodi come quello riportato alla fine del Cretaceo saranno sempre meno frequenti, data la tendenza delle orbite di tutti i corpi celesti a stabilizzarsi e la progressiva diminuzione o frammentazione degli asteroidi presenti nel sistema solare, via via che questi impattano tra loro o cadono su altri pianeti.

Quando si parla di asteroidi non si tratta dunque dell’ennesima emergenza, perché il pericolo è plausibile ma poco probabile. Di fronte all’umanità si apprestano minacce più fattuali, come il cambiamento climatico e i suoi effetti sull’ambiente.

Nel frattempo, però, come è successo in passato per la corsa al primo uomo nello spazio, vittoria sovietica (l’URSS vinse anche quella della prima donna nello spazio, Valentina Tereshkova) e al primo uomo sulla Luna, vittoria statunitense, forse vedremo una lotta tra superpotenze per la corsa a chi sventa più attacchi di asteroidi, oppure a chi ne cattura di più.

È da notare infatti che c’è chi degli asteroidi, invece di distruggerli o deviarli, ne ricava dei campioni per studiarli.

Oggi diverse missioni spaziali in corso hanno tali obiettivi, come OSIRIS-Rex, che nel 2020 ha raccolto dei campioni di Bennu, un asteroide molto antico, e farà ritorno sulla Terra nel settembre del 2023. Oggetti simili a Bennu potrebbero avere recato l’acqua e gli elementi fondamentali per la vita impattando con il nostro pianeta miliardi di anni fa. Con i campioni trasportati dalla sonda si effettueranno test in laboratorio con strumenti di alta precisione che sono troppo larghi ed energivori per essere trasportati nello spazio (4).

Un altro caso è quello della sonda Hayabusa2, che nel dicembre del 2020 ha riportato sulla Terra campioni dell’asteroide Ryugu, prima di tornare in orbita in orbita per volare oltre 2001 CC21 nel 2026 e raggiungere infine 1998 KY26 nel 2031 (5).

Gli studi su questi oggetti sono tuttora in corso e si attendono novità per il genere umano, un avanzamento delle frontiere della conoscenza scientifica e una risposta ai quesiti esistenziali che la nostra specie si pone da millenni.

Ma vi è un’altra considerazione che si potrebbe ritenere opportuna.

Qual è, in maniera grezza, l’energia rilasciata da un asteroide che collide con il suolo?

Si può calcolare l’energia cinetica del corpo in questione come la metà della massa moltiplicata per il quadrato della velocità.

Assegnato agli asteroidi un diametro di circa un chilometro, una grandezza media; posto che siano sferici, benché la loro forma effettiva sia irregolare; non tenendo in considerazione gli effetti di decelerazione, frammentazione e ablazione da parte dell’atmosfera terrestre (per semplificare), non è difficile calcolare la massima energia di impatto.

Una sfera di 1km di diametro ha un volume superiore a 0.5km3 e, ponendo la densità di un corpo roccioso a 2.65 kg/dm3, la massa sarà pari a 1.4E1012kg, ovvero 1400 miliardi di kg.

La velocità di impatto per un asteroide è di circa 18km/s (6), quindi l’energia cinetica in questo esempio è pari a 224.78E1018J, ovvero circa 225 miliardi di miliardi di J, che corrispondono a circa 53.72mila Mton, l’energia che verrebbe sprigionata dalla detonazione di quasi 54 miliardi di tonnellate di tritolo (trinitrotoluene).

La bomba Little Boy con cui gli USA distrussero la città di Hiroshima liberò un’energia pari a circa 15mila di queste tonnellate.

A oggi, risulta che l’arma nucleare più potente mai progettata dall’uomo, la Bomba Zar prodotta dall’Unione Sovietica e testata il 30 ottobre del 1961, abbia una potenza tra i 50 e i 58 milioni di ton (7), ovvero un millesimo dell’asteroide che abbiamo considerato.

L’asteroide che contribuì alla fine dei dinosauri, a parità di densità, aveva una massa quasi tremila volte maggiore, cioè ad una potenza pari a quella di tre milioni di bombe zar.

La Guerra Fredda non ha placato le tensioni e ripristinato la pace tanto sperata dall’Occidente e dal popolo russo dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, al punto che oggi sono in corso guerre economiche e finanziarie nei paesi sviluppati, nonché un conflitto militare nella stessa Europa.

Oggi come in passato se non di più, la dominazione dello spazio, almeno di quello nei pressi del nostro pianeta, è fondamentale nella tattica e risoluzione delle azioni belliche tra superpotenze e una domanda lecita, ammesso che ve ne siano di non lecite, è se dietro alle innovazioni tecnologiche e ai buoni propositi della salvezza dell’umanità non vi sia anche l’idea del predominio di una potenza sulle altre nazioni del mondo, un predominio imperialista fondato sullo sviluppo di tecnologie belliche spaziali, giustificate con una minaccia priva di consistenza, poiché le probabilità di impatto più alte calcolate dalla NASA entro questo secolo sono appena superiori all’1% (8).

Ciò vale se l’impatto è spontaneo e non si deviano le orbite.

Lo spazio interplanetario pullula di potenziali bombe e queste bombe sono gratuite, una volta che si riesca a raggiungerle e deviarle sulla giusta traiettoria.

In realtà, questa ipotesi sembra più una trama di fantascienza che non una possibilità effettiva e il lettore ha valide ragioni per non tenerla in considerazione, almeno in questo decennio. La stessa missione DART ha compiuto un piccolo prodigio, ma nulla di eclatante su scala solare, poiché, in parole povere, ha leggermente spostato un sasso nello spazio immenso.

Ciò a cui dovremmo rivolgere la nostra attenzione è l’uso che si fa oggi dello spazio, non quello cosmico, ma quello negli strati medi e alti dell’atmosfera.

Nel 2019, negli Stati Uniti, la Space Force è diventata un corpo militare separato e distinto sotto il dipartimento dell’Air Force, con un modello di addestramento, equipaggiamento e missioni simile a quello dei Marine Corps sotto il dipartimento della marina, ma rivolto alle operazioni spaziali, allo scopo di perseguire obiettivi sia globali che nazionali.

Grazie ai Guardians, come vengono chiamate le forze spaziali, l’esercito americano è più veloce, sempre connesso, più informato, preciso e letale. Si cercano la prosperità economica e la sicurezza nazionale attraverso un comodo accesso all’alta atmosfera e la piena libertà di azione nello spazio (9)

Per contro, anche l’Oriente si sta organizzando per la militarizzazione spaziale.

È il caso della Cina, in cui nel 2015 fu istituita la Forza di Supporto Strategico all’Esercito Popolare di Liberazione, per tutte le questioni di guerra elettronica, cibernetica e spaziale, quindi per obiettivi non puramente dediti allo spazio, lasciando agli Stati Uniti un primato mondiale: ad oggi gli USA sono l’unica nazione ad avere una forza spaziale indipendente, ma è molto probabile che in futuro non saranno l’unica.

Altre nazioni che stanno investendo nell’organizzazione delle forze spaziali sono la Russia, la Francia e l’Iran. Si può ancora aggiungere l’India, che ha costituito un’agenzia di difesa spaziale indipendente.

Sembra che il mondo si prepari a una nuova forma di guerra che non sia solo per terra, per mare e per cielo, ma che si combatta sopra tutto e sopra tutti e sopra tutte.

Jon Benedict per Politica Estera/Getty Images

Il conflitto russo-ucraino, scontro politico ed economico negli anni passati e dal 2022 anche militare, può essere un ottimo banco di prova.

Starlink, la rete di satelliti per la gestione di internet costruita dalla compagnia privata SpaceX dell’imprenditore multimiliardario Elon Musk e lanciata nel maggio del 2019, permette di trasferire immense moli di dati in tempi molto brevi (10) ed è attualmente impiegata per garantire le comunicazioni tra i contingenti dell’esercito ucraino e quelle tra il presidente Zelens’kyj e l’Occidente, contribuendo a rallentare l’avanzata russa, ma anche a proseguire il conflitto, evitando che giunga a termine, con la vittoria dell’uno o dell’altro dei due contendenti.

In origine, il progetto di Elon Musk era stato proposto per combattere le disuguaglianze, migliorare l’accessibilità a Internet e distribuire la banda larga a tutte le persone nel mondo, compresi gli abitanti dei paesi sottosviluppati, mentre il suo primo utilizzo effettivo ha un carattere militare. Inoltre, Starlink ha attualmente un prezzo di abbonamento mensile di 99$ più eventuali tasse e spese, decisamente non accessibile alle fasce povere della popolazione e anche ai meno indigenti che vivono nel Terzo Mondo.

La conquista dello spazio è quindi lastricata di buone intenzioni, ma i mezzi non sono convincenti ed è naturale provare un sentimento di dubbio sui fini.

Nello scenario geopolitico attuale, l’esperimento DART è un ammonimento: la scienza, quella che disporrà dei fondi e delle risorse e che sempre più spesso si trova nelle mani di privati, avrà capacità straordinarie, che oggi a malapena si intravedono, e il destino del nostro mondo dipenderanno da chi governerà questa scienza e dalle sue intenzioni, che come si è detto non portano a sperare in bene, di certo non a chi ha vissuto con cognizione di causa questi ultimi anni di neoliberismo, un modello di società in cui l’unica ambizione è il profitto personale e in cui tutto si può comprare, comprese le persone.

Alle giovani e alle nuove generazioni spetterà un’ardua sentenza: abbattere il mondo neoliberista e costruire un futuro più umano, fondando una scienza che evolva con metodo dialettico e non sui fondi spesi dal privato che ha interesse in quell’area specifica, oppure cedere alle misere ambizioni personali, cercare di ritagliarsi il posto più privilegiato possibile all’interno della società, accettare sempre le direttive imposte dall’alto e subirne le conseguenze, siano esse positive o negative.

Per ora, i giovani dormono come sassi alla deriva nello spazio vuoto.

Referenze

  1. Overview | Asteroids – NASA Solar System Exploration
  2. DART’s Final Images Prior to Impact | NASA
  3. L’asteroide che avviò l’estinzione di massa del Cretaceo, innescò uno tsunami alto 1.500 metri (VIDEO) – (pianetablunews.it)
  4. In Depth | OSIRIS-REx – NASA Solar System Exploration
  5. JAXA | Asteroid Explorer “Hayabusa2”
  6. https://www.lpi.usra.edu/exploration/training/illustrations/craterMechanics/
  7. La terra tremò tre volte: come lo zar Bomba salvò il mondo da una nuova guerra – Rossiyskaya Gazeta (rg.ru)
  8. Sentry: Earth Impact Monitoring (nasa.gov)
  9. https://www.spaceforce.mil/About-Us/About-Space-Force/History/
  10. What is Starlink? – YouTube

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