Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni
attribuita ad Albert Einstein
di RICCARDO KOBA
Il terzo millennio ha portato una innovazione anche nel modo di armarsi: ci si arma per mare, per terra, per cielo e anche nello spazio.
L’aumento esponenziale delle attività spaziali e dei paesi che le conducono ha già riempito lo spazio sopra le nostre teste di detriti, soprattutto a certe altitudini, alle quali possono causare gravi danni ai satelliti attivi o alle persone che vi orbitano.
I detriti sono tanto più pericolosi, quanto più la loro orbita è piccola, perché una distanza minore dal suolo terrestre implica una maggiore velocità per non cadere giù. Un oggetto a 2000 chilometri di altezza orbita a poco meno di 7 chilometri al secondo, uno a 300 a circa 7,7 chilometri al secondo [1].

La stessa Unione Europea, su spinta italiana, ha deciso di dotarsi di un sistema per la SSA (space situation awareness, “monitoraggio dell’ambiente spaziale”), per garantire la sicurezza da collisioni e all’occorrenza aggiustare le rotte dei veicoli mandati in orbita.
L’Europa e l’Italia si sono mosse anche a livello internazionale. A settembre 2010 i paesi europei hanno approvato la seconda bozza di un Codice di condotta per le attività nello spazio orbitale (EU
Code of Conduct for Outer Space Activities). L’idea del Codice è rendere impossibili ulteriori test A-SAT (anti-satellite), mirando a creare uno strumento di sicurezza internazionale nello spazio, ciò che non era avvenuto in precedenza.
Nel 1967, infatti, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione Sovietica firmarono il Trattato sullo spazio extra-atmosferico, nel 1972 il Trattato sui missili balistici (missili anti-missile) [2] e nel 1974 un Protocollo al Trattato sulla limitazione delle armi strategiche (SALT); entrambe le parti si impegnarono a non interferire con i reciproci satelliti da ricognizione, che furono utilizzati per monitorare il rispetto dei trattati. Durante le rispettive amministrazione di Carter e segreteria di Bréžnev, tra il 1978 e il 1979, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica tennero alcuni colloqui sulle armi anti-satellite, ma inutilmente.
Nonostante questi e successivi trattati [3], la corsa agli armamenti spaziali rimase un rischio presente, con momenti di tensione, ad esempio nel biennio 2007-2008, quando, dopo un test cinese (durante la segreteria Jintao) che aveva sperimentato un’arma per l’abbattimento dei satelliti, l’amministrazione Bush rispose testando a sua volta la distruzione di un satellite americano (gli Stati Uniti non conducevano un test simile dal 1985).
Lo scenario attuale
Oggi lo spazio non è armato, non ancora. Ufficialmente, non vi sono armamenti in orbita, né satelliti in grado di colpire obiettivi a terra, né armi terrestri (per mare, aria o terra) in grado di colpire oggetti spaziali.
Lo spazio non è armato, tuttavia è militarizzato [4].
Di fatto, i satelliti non sono utilizzati solo per le previsioni meteo, le telecomunicazioni e internet, ma vengono anche impiegati per la sorveglianza dei cieli e in generale per tutte le necessità dell’intelligence militare.
Un esempio è quello delle migliaia di satelliti di Starlink (la costellazione satellitare della compagnia aerospaziale SpaceX nata per fornire internet veloce e a bassa latenza a tutto il pianeta) che attualmente sono impiegati nel conflitto russo-ucraino a favore dell’Ucraina, alla quale il fondatore e direttore di SpaceX, Elon Musk, ha garantito accesso gratuito ai servizi di Starlink [5].
Da sottolineare invece il caso dell’India, entrata in questo settore con il lancio della Missione Shakti, il 27 marzo 2019, ovviando al dilemma se affidarsi ai forum internazionali per il disarmo dello spazio oppure agire in modo indipendente e aggressivo a tutela dei propri interessi e optando per la seconda possibilità.

Missione Shakti: L’Organizzazione per la Ricerca e lo Sviluppo della Difesa (DRDO) ha lanciato con successo il missile Ballistic Missile Defence (BMD) in un test missilistico A-SAT (anti-satellite), impegnando un satellite bersaglio indiano in orbita terrestre bassa in una modalità ‘ Hit to Kill’ (colpisci e uccidi) dall’isola Abdul Kalam
Tuttavia, nel mondo di oggi sono tre le superpotenze spaziali, uniche ad avere capacità indipendenti di sviluppo, lancio e controllo di satelliti per tutte le orbite e i programmi spaziali con equipaggio: Cina, Stati Uniti e Russia.

Foto: SpaceX
La Cina
La Repubblica Popolare Cinese effettuò il primo lancio di successo nello spazio nel 1970, seguito da numerosi altri lanci, il primo con equipaggio a bordo (l’astronauta Yang Liwei) nel 2003.
Il 31 luglio 2020 il presidente Xi Jinping annunciò il completamento del terzo sistema di posizionamento satellitare BeiDou (il nome cinese dell’Orsa Maggiore) BDS-3, che costituisce un’alternativa al sistema di posizionamento americano GPS, a quello russo GLONASS e a quello europeo Galileo.
Il sistema di monitoraggio BeiDou ha una precisione di posizionamento verticale e orizzontale dai 5 ai 10 metri (contro i meno di 2 metri del GPS e l’intervallo dai 5 ai 10-15 metri del GLONASS) e una accuratezza di 0,2 metri al secondo in velocità e di 20 nanosecondi nei tempi [6].
Al dicembre del 2015 risale invece la fondazione della Forza di Supporto Strategico all’Esercito Popolare di Liberazione, frutto delle riforme militari volute dal Partito Comunista Cinese, il quale ha così creato un apparato per le questioni belliche in campo elettronico, cibernetico e spaziale.
La Cina sta sviluppando rapidamente il programma spaziale e satellitare con molti partner, specialmente in Africa, dove, nel luglio del 2020, erano già stati firmati contratti con diciotto di questi paesi per lancio di satelliti, ricerca collettiva e sviluppo di componenti per il programma lunare Chang’E.
L’interesse principale è rivolto alle nazioni che si trovano sull’equatore, dove il lancio in orbita è facilitato dalla maggiore velocità tangenziale di rotazione del pianeta e sfuggirne all’attrazione gravitazionale è più facile. Un lancio dall’equatore richiede meno propellente e permette di lanciare in orbita carichi più pesanti [7].
Gli USA
Tralasciando la già citata Starlink, che Elon Musk ha deciso di impiegare a favore dell’Ucraina nel conflitto con la Russia, negli Stati Uniti una delle sei componenti dell’esercito è la Forza Spaziale, che si occupa di astronautica militare.
La Space Force, creata nel dicembre del 2019, è equipaggiata con: costellazioni satellitari per la sorveglianza, la raccolta dati, le comunicazioni militari e il posizionamento GPS; impianti radar per l’uso di sistemi a terra in grado di monitorare oggetti di piccole dimensioni (fino a quelle di una pallina da tennis) a distanze che raggiungono i trentamila chilometri nello spazio; spazioplani (velivoli adatti a volare oltre la linea di Kármán, il confine ideale tra l’atmosfera terrestre e lo spazio, a 100 chilometri di altezza sul livello medio del mare) sperimentali non pilotati di tipo Boeing X-37, per test orbitali allo scopo di sviluppare nuove tecnologie difensive.
Le basi a disposizione delle forze spaziali sono situate in Florida, Colorado, California e Groenlandia (l’ufficio e il quartiere generale sono situati nel Pentagono, come quelli delle altre componenti dell’esercito) [8].
La Russia
Nella Federazione Russa le forze spaziali furono già formate nell’agosto del 1992 sulla base delle truppe spaziali sovietiche volute dal Comitato Centrale del Partito Comunista del 1955, poi sciolte e restaurate diverse volte nel corso degli ultimi trenta anni, fino a essere state inglobate, nel 2015, nelle odierne Forze Aerospaziali Russe.
Le forze spaziali hanno diverse funzioni: la segnalazione immediata di attacchi missilistici, la difesa da attacchi balistici e la creazione, l’impiego, la manutenzione e il controllo dei veicoli spaziali in orbita, come il satellite di ricognizione (detto anche intelligente o spia) Persona per le osservazioni e le comunicazioni militari.
Il sistema di posizionamento adoperato è GLONASS, Sistema Satellitare di Navigazione Globale, mentre nella stazione di Okno è presente un impianto di tracciamento capace di monitorare oggetti anche piccoli a distanze di quarantamila chilometri nello spazio.
Le Forze Aerospaziali Russe costituiscono uno dei tre dipartimenti in cui è diviso l’esercito della Federazione Russa.
Conclusioni
Non è possibile determinare se la guerra in futuro sarà combattuta anche nello spazio, tuttavia le tre superpotenze cinese, americana e russa detengono gli strumenti per farlo e diverse nazioni hanno interessi in campo spaziale, come l’India, mentre poco si è detto sull’Europa, dove per esempio nel 2020 la Francia ha istituito la Forza Aerea e Spaziale Francese, che ha le sue radici nella prima formazione di aviazione militare della storia, il Servizio Aeronautico del 1909.
A livello di uffici, organizzazione e disponibilità tecnologiche gli Stati Uniti sembrano il paese egemone, tuttavia la crescita economica cinese e la sua tecnologia emergente costituiscono un pericolo al dominio statunitense, che infatti ne teme lo sviluppo spaziale e non approva la presenza cinese in Africa.
È significativo a tal proposito l’articolo dell’americano Istituto di Studi Aerospaziali Cinesi, il CASI, che l’8 agosto scorso ha teorizzato un uso illegale (cioè a scopo bellico) dello spazio da parte della Cina [9].
Oltre alla Cina, gli stati Uniti hanno anche motivo di temere lo storico avversario, la Russia, che fin dai tempi dell’Unione Sovietica degli anni Cinquanta ha sempre avuto interesse alla questione spaziale, con numerosi successi, tra cui lo Sputnik, lo Sputnik-2 e la cagnetta Laika nello spazio, il primo uomo nello spazio, la prima donna nello spazio, i primi lanci di satelliti su Venere e su Marte, adombrati dalla vittoria americana del primo uomo sulla Luna, ma riconfermati con la prima stazione spaziale in orbita, la Mir. Grazie all’eredità sovietica, la Federazione Russa rimane almeno la seconda superpotenza spaziale, dotata inoltre di un sofisticato sistema di difesa anti-missilistico.
Quella attuale è un’epoca di tensioni, in cui gli equilibri tra superpotenze e potenze emergenti possono facilmente cambiare a favore di uno o dell’altro contendente. L’egemonia spaziale rappresenta un vantaggio strategico fondamentale già oggi, ma per ora la corsa è ancora aperta.

Referenze
- https://www.nasa.gov/news/debris_faq.html
- Armi convenzionali – IRIAD – Archivio Disarmo
- Foreign Relations of the United States – 1981–1988, volume IV – Soviet Union, January 1983 – March 1985
- https://www.amistades.info/post/militarizzazione-spazio-geopolitica-terrestre-strategia-prevenzione
- https://www.rainews.it/articoli/2022/02/guerra-in-ucraina-elon-musk-mette-a-disposizione-i-servizi-internet-starlink-4f85e066-763c-4e92-8c9d-91157f3a4cbb.html
- https://www.aerospace-technology.com/projects/beidou-3-navigation-satellite-system/
- Why Do Spacecraft Launch From Near the Equator? | HuffPost Impact
- Space Force Locations
- https://www.airuniversity.af.edu/CASI/Display/Article/3093904/chinas-space-program-through-the-lens-of-irregular-warfare-theory/