di RICCARDO KOBA

La signora D. è una donna non troppo giovane né troppo anziana che lavora come commessa in un negozio di abbigliamento.

L’azienda in questione è una delle tipiche catene di vestiario in cui i commessi semplici devono essere presenti sei giorni su sette, per una paga netta che spesso non supera i 6 euro all’ora e uno stipendio mensile che arriva da una fino a due mensilità dopo il mese di lavoro, come se questi lavoratori avessero meno necessità dei colleghi più anziani o di altre categorie che guadagnano meglio. Ma questa è un’altra storia…

Come in molte attività commerciali, il negozio in cui lavora la signora D. è dotato agli ingressi di sensori contapersone, dispositivi che calcolano la percentuale di clienti effettivi, ovvero le persone che acquistano almeno un articolo rispetto a tutte quelle che sono entrate nel locale, stimando il guadagno dell’attività e offrendo all’azienda la possibilità di elogiare oppure di richiamare all’attenzione i commessi per essersi o non essersi impegnati abbastanza.

La signora D. tuttavia è un’abile venditrice, molto districata nel parlare e duttile nelle vendite, al punto che gli stessi colleghi non possono fare a meno di sottolineare che spesso il suo ricavato netto è il migliore della giornata e ciò sarebbe un gran pregio per la signora, se lei non avesse però una particolarità, un fatto che non dovrebbe contraddistinguerla e che nulla ha a che vedere con la sua affabilità e versatilità, perché la rende né più né meno pericolosa, né più né meno diversa dagli altri.

La signora D. non si è vaccinata contro la Covid-19.

Si deve dire che in un primo tempo non fu l’unica, almeno fino a dicembre, quando anche l’ultimo giovane cedette, esausto per lo scherno di colleghi e farmacisti e per i soprusi sul lavoro purtroppo ben noti a chi non aveva il Certificato Verde da vaccinazione, costretto come la signora D. a estenuanti code in farmacia tre volte a settimana per eseguire test antigenici che strappavano loro quindici euro ogni due giorni, più di duecento euro al mese.

La signora D. era la più convinta tra tutti coloro che al 15 di ottobre non erano ancora dotati di Certificato Verde rafforzato ma già dicevano che in realtà erano favorevoli alla campagna vaccinale e semplicemente esitavano. Così, dopo dicembre, la signora D. rimase l’unica commessa non vaccinata, l’unica no-vax, se si vuole usare questo termine offensivo e ripugnante, usato dai giornali e dai seminatori di odio sulle reti sociali per denigrare una categoria di persone.

Per quanto costretta a subire la derisione di molti colleghi, però, la signora resse attraverso i mesi, tra il freddo delle code per la farmacia, la pazienza nel sopportare i tamponi che violavano le sue narici ogni due giorni, le spese da affrontare e l’odio della gente, del paese e del governo verso quelle persone che, pur avendo avuto come tutti i cittadini la garanzia di poter scegliere se farsi inoculare o meno un siero sperimentale contro la Covid-19, avevano fatto la scelta sbagliata e per questo erano vessate tutti i giorni e non passava un momento in radio o in televisione senza che qualcuno inveisse contro i nuovi nemici pubblici.

Ma la signora D. ha una forza interiore che non si può piegare. Non ha certo tutta l’istruzione di molti studenti dei giorni nostri, né le competenze di schiere di medici e di giuristi, tuttavia, a differenza di molti di questi, non ha risposto alle minacce, gli insulti le sono scivolati sopra come pioggia sul bagnato e le maledizioni le hanno suscitato il sorriso.

Quando venne il momento in cui quasi tutti si ammalarono di Covid meno la signora D., i miserabili inveirono contro di lei, ritenendo che fosse colpa sua, che lei avesse diffuso il contagio, magari in maniera asintomatica; una mentalità non troppo diversa da quella descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi a proposito della caccia agli untori. Inutile dire che il successivo tampone della signora smentì le sue presunte colpe.

Quando infine, a primavera inoltrata, la stanca signora cedette, ovvero si ammalò e si assentò per alcuni giorni, i peggiori imputarono il suo malanno alla sua irresponsabilità, come se i suoi accusatori non avessero anche loro tenuto condotte ben poco responsabili, ma di nascosto, quando potevano, e non è un caso che molti si siano ammalati nel periodo natalizio e in particolare dopo Capodanno. Ma anche questa è un’altra storia…

Dalla signora D. non giunsero parole offensive, non si sentirono orrendi paragoni con quanto accaduto nel secolo scorso e non furono mai sostenuti argomenti di teorie assurde su ciò che potesse essere presente nei sieri somministrati ai cittadini o in un loro secondo fine. Non si parlò di complotti né di inganni, ma di scelte e di conseguenze.

La signora D. poteva opporsi alla vaccinazione anti-Covid del figlio sedicenne, poteva impedirglielo e non lo fece, perché volle lasciare che lui scegliesse per sé stesso, nel bene o nel male, una volta reso cosciente dei rischi e dei benefici.

Questa donna è un esempio virtuoso, che dovrebbe essere preso a modello da molti ‘‘resistenti’’ che sono scesi in piazza oppure che non sono scesi ma hanno comunque fatto ‘‘la scelta sbagliata’’.

Aspettando che la storia sia maestra di giustizia e chi ha commesso insensatezze dall’una e dall’altra parte si redima o venga sconfitto dai fatti, la signora D. resterà un modello da seguire ed elevare.

Per un futuro in cui la parola no-vax, per il male che ha causato, sia respinta con la denuncia, per un futuro di rispetto sulle scelte delle persone, per una società più serena, in cui i cittadini siano lasciati in pace, ricordiamo la signora D. e nessuno osi più trattarla con insolenza, né si nutra odio nei confronti di chi ha avuto paura e di chi l’ha insultata o derisa, perché anche le loro ragioni andranno comprese e riconciliate.

Saranno i veri responsabili, in alto, a pagare.

Nota dell’autore

Al di là di alcuni necessari ritocchi, questa storia è vera, perciò i nomi non sono stati riportati per evitare ripercussioni sull’autore del testo e sui protagonisti della vicenda. Sia detto che simili episodi e contesti sono presenti ovunque in Italia e che la costruzione di una società migliore dovrà tenere conto delle ingiustizie e dei tormenti subiti dalle persone ogni giorno.

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