di FRANCESCO MAGGIURANA

“Io, da un medico non vaccinato non mi voglio far curare”. Esordiva così, anche se in modo più sfrontato per quanto cinico, il 3 novembre scorso, nello studio televisivo de “L’aria che tira”, sulla rete televisiva di La7, il senatore – d’Arabia – Matteo Renzi.

Questa è, per loro, la scienza: fiducia cieca, un dogma cui prestare acritico giuramento pena l’esclusione e l’emarginazione dal mondo sociale. Pena, addirittura, la privazione dei propri diritti. D’altro canto, è quello che è accaduto in questi ultimi 2/3 anni di ipnosi collettiva. Un periodo storico che considero tra i più drammaticamente vissuti rispetto a tutta l’èra repubblicana passata.

In tanti, forse in troppi, non si pongono domande sul perché tanta gente guardi in maniera critica la società che sta intorno a noi, aspetto della scienza/medicina compreso. Ed è questo, in particolar modo, ad aver portato tante persone a screditare tutti coloro che osavano esprimere pareri diversi, rispetto alla narrativa ufficiale, persino verso coloro che esprimevano dubbi, magari muniti di valida documentazione alla mano. Perché i dubbi non devono essere maturati, né palesati. C’era un bene superiore da tutelare, che era quello della salute pubblica. E poco importa che tale verbo provenisse da persone che nel corso del tempo hanno privatizzato la qualunque e che la sanità pubblica l’hanno ridotta all’osso. Poco importa, poi, se sono stati licenziati i peggiori provvedimenti liberticidi mai avallati prima. Vigeva la supremazia della legge, in vigore in quel momento. Perciò, colpo di accetta per tutti coloro che hanno deciso di non ottemperare a quell’obbligo di legge, ovvero all’obbligo delle inoculazioni. Per tanti di loro, questo atto di forza tipico autoritario ha significato la radiazione dall’albo o la sospensione e magari la privazione del proprio stipendio. E poco importa se certe misure sono state prese in virtù di motivazioni infondate, tenendo sbarrate le porte del parlamento italiano e del dibattito anche più elementare, violando qualsivoglia brandello di razionalità e di prudenza. C’era un bene superiore da tutelare.

Poi siamo venuti a sapere che il fine della campagna massiccia e martellante delle inoculazioni non era quello propagandato dalle principali linee comunicative ufficiali. A s-confessarlo non è stato uno a caso, ma Janine Small, presidente della sezione della Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali, nell’ottobre del 2022, alla sede del parlamento europeo, durante la propria audizione in merito alla modalità di stipulazione dei contratti, e per chiarire la questione relativa allo scambio di messaggi privati che era avvenuto da parte del CEO di Pfizer con la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen. Stiamo parlando di quello che risulta essere stato il più grande contratto mai stipulato prima, nella storia dell’UE. Ma lo scoop non era degno di essere riportato in pompa magna dai paladini dell’informazione italiana targata GEDI-Elkann. Eravamo, d’altronde, già assuefatti a simili dichiarazioni. L’ex presidente del consiglio Mario Draghi ebbe l’ardire di dichiarare, dinanzi al parlamento italiano, che il green pass era uno strumento che avrebbe fornito la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiate. Dichiarazioni inconsistenti e del tutto infondate le quali, in un paese normale, avrebbero portato l’esercito di giornalisti a chiederne conto.

Ma noi siamo un paese democratico. Da noi, ad un economista designato a diventare ministro dell’economia e delle finanze può essere vietato di diventare tale, e da parte della presidenza della repubblica, tra l’altro, scavalcando il volere della maggioranza parlamentare e violando palesemente le proprie prerogative istituzionali, per via di determinate posizioni scettiche sull’impalcatura odierna dell’UE e dell’euro-zona: tra gli atti politici più osceni ed eversivi della storia repubblicana. Da noi, le autorità possono essere autorizzate nel lancio di idranti contro manifestanti per via del loro reclamo ai propri diritti. Da noi si può invocare la fucilazione di piazza e palesare le peggiori pulsioni in-umane in diretta televisiva, senza che il conduttore di turno alzi ciglio. Da noi si può additare e criminalizzare chi si oppone all’invio di armi e alla politica delle sanzioni alla Federazione Russa, chiedendo la pace e la fratellanza tra i popoli del mondo, senza che qualcuno intervenga per ristabilire il dialogo. Da noi si possono valutare anni di galera nei confronti di una persona come Nicoletta Dosio, per aver manifestato, in maniera non-violenta, contro quel mostro di opera del TAV in Val Susa, ma un boss mafioso come Matteo Messina Denaro può vivere tranquillamente da latitante per trenta lunghi anni senza il pensiero di diventare bersaglio di uno Stato che, a quanto pare, si concentra di più ed esclusivamente sulle giornate della legalità, piuttosto che sul cercare di scardinare le connivenze che sono in essere nei palazzi della politica e della finanza. Da noi si può, perché siamo in un paese democratico.

Chi di dovere, prima di puntare il dito, cominci seriamente ad interrogarsi sulle cause di tale scetticismo e faccia il possibile per porvi rimedio. In primo luogo devono essere stroncati i legami che vantano le maggiori aziende farmaceutiche – private – a livello mondiale e i fondi d’investimento, tra cui la potentissima società Black-Rock. Chi di dovere agisca nel potenziamento del servizio sanitario nazionale, eliminando qualsiasi finanziamento pubblico verso le cliniche private. Non vi può essere atto di lucro/profitto quando si tratta di sanità, tra le cose più delicate ed importanti di un paese che si richiama alla civiltà. Chi di dovere dovrebbe agire affinché avvenga lo stop definitivo a qualsiasi conflitto d’interesse tra le grandi aziende del farmaco e il ramo degli operatori sanitari. Cominciamo a pensare ad una grande casa farmaceutica interamente pubblica e sulla quale gli enti deputati al controllo effettuino le dovute indagini e verifiche circa l’efficacia e la trasparenza: quello che è mancato in questi ultimi anni di indotto terrore. Il tutto, con l’assunzione di ogni responsabilità necessaria al fine di garantire, ove e quando possibile, sconvenienti effetti avversi. Perché non sono fatti infondati, checché ne dica il Bassetti di turno. Basterebbe cercare, ma soprattutto ascoltare il comitato Ascoltami, che conta migliaia di persone rimaste vittime dalle inoculazioni, isolate ed emarginate dalle autorità competenti a cominciare dallo Stato. Persone che sono diventate “invisibili”, come il documentario che invito tutti a guardare.

Per un periodo si vociferava di applicare una sorta di bollino alle divise degli operatori che erano stati messi fuori servizio dalla propria mansione all’interno delle strutture sanitarie e che erano stati poi reintegrati, così che i pazienti potessero vedere chi aveva o meno ottemperato a tali obblighi. Magari avrebbe aiutato anche me a scegliere chi aveva perseguito il giuramento di Ippocrate, da chi, magari, ci ha pure giurato, pur avendolo rinnegato.

Cominciassero ad agire in tal senso, poi ne parliamo. Ma smettiamo di pensare alla scienza come ad un qualcosa cui si deve prestare fedeltà incondizionata. La materia di scienza è basata sul dubbio, altrimenti, tanto vale chiamarla dogma. In quel caso consiglio il Vangelo, come riferimento. Con il principio della fede è sicuramente più attinente.

“Io mi fido della scienza”. La frase più anti-scientifica che si possa sentire.

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